La
più grande estinzione di massa nella storia del nostro pianeta,
quella del Permiano-Triassico, potrebbe avere degli insospettabili
“colpevoli”: batteri appartenenti ad una particolare progenie e
capaci di produrre grandi quantità di metano. Questo è il
sorprendente risultato di uno studio dei ricercatori del MIT
presentato all'American Geophysical Union lo scorso 4 dicembre.
Nel
corso della storia della vita sulla Terra, iniziata circa 3 miliardi
di anni fa, si sono succedute almeno cinque grandi estinzioni di
massa (denominate scherzosamente “big
five”), la più famosa delle quali è quella che, 65
milioni di anni fa, pose fine al dominio dei dinosauri sulle terre
emerse e segnò l'avvento dei mammiferi – e dell'uomo; non fu però
la più drammatica: come accennato, 250 milioni di anni fa, infatti,
scomparve addirittura il 96% delle specie marine e complessivamente
il 50% delle famiglie animali allora esistenti; questo cataclisma ha
preso il nome di Great Dying, o Grande Morìa, e molte
sono state, nel corso degli anni, le ipotesi volte a spiegarne le
cause: eventi catastrofici, come collisioni con corpi celesti o un
intenso vulcanismo, o meccanismi più graduali, come fluttuazioni del
livello del mare o una estrema siccità.
Il
nuovo studio suggerisce una combinazione di questi fenomeni, unita
all'azione dei batteri metanogeni. Tutto iniziò, secondo gli
scienziati, con l'eruzione dei vulcani del Trappo Siberiano,
un vero e proprio cataclisma che produsse qualcosa come 7 milioni di
chilometri cubici di lava e che immise nell'atmosfera una quantità
di polveri e ceneri tali da alterare il clima e raffreddare la
temperatura del globo intero. Ma non era ancora finita: la lava,
ricca di nickel, nel corso dei millenni sprofondò negli oceani e fu
colonizzata da batteri del genere Methanosarcina,
i quali utilizzano il nickel per il loro metabolismo (producendo come
scarto il metano); l'improvvisa abbondanza di quel particolare
elemento a causa delle eruzioni provocò l'esplosione della
popolazione di Methanosarcina, e il conseguente picco nella
produzione di metano biologico. Un'ulteriore conseguenza fu la
drastica diminuzione dell'ossigeno disciolto negli oceani, poiché
veniva impiegato anch'esso dai batteri nel loro metabolismo: ciò fu
la causa dell'estinzione di quasi tutte le specie marine esistenti
all'epoca. Il metano rilasciato in atmosfera, invece, causò un forte
incremento dell'effetto serra, provocando un riscaldamento
dell'atmosfera ed un ulteriore sconvolgimento del clima, già segnato
dalle eruzioni avvenute in precedenza.
La
Terra divenne quasi inabitabile, e gli organismi viventi complessi
rischiarono la totale estinzione; ci vollero circa 10 milioni di anni
affinché la vita potesse riprendersi completamente, e tra i nuovi
dominatori emersero proprio i dinosauri.
Ad
oggi, l'unica debolezza di questa teoria risiede nello spiegare
compiutamente come fece la lava ad entrare in contatto con i batteri
oceanici, ma offre uno scenario credibile di come potrebbero essere
andate le cose; del resto, in missioni come la Deepwater
Horizon, che hanno
esplorato gli abissi marini, sono stati scoperti diversi tipi di
batteri capaci in effetti di sintetizzare idrocarburi come il metano,
cosa che quindi probabilmente fecero anche i loro antenati,
rischiando di compromettere la vita sul nostro pianeta.
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