E'
teoricamente possibile l'esistenza di un universo in cui la velocità
della luce, c, risulta il limite inferiore di velocità:
è questa la sorprendente conclusione dello studio ad opera di James
M. Hill e Barry J. Cox, due fisici dell'Università di Adelaide, in
Australia.
Per
giungere a questo risultato, i due studiosi hanno utilizzato i
medesimi strumenti matematici (nello specifico, le
trasformazioni di Lorentz) usati
da Albert Einstein nell'enunciare la sua celeberrima Teoria della
Relatività Speciale del 1905, senza dunque introdurre nuove entità
fisiche come “masse immaginarie” o altri complicati artifici.
Com'è
noto, la teoria di Einstein fornisce un'adeguata descrizione dei
fenomeni fisici legando grandezze solo in apparenza distinte come la
massa e l'energia, attraverso una costante che è appunto la velocità
della luce (pari a circa 300 mila chilometri al secondo); questa
relazione è valida però solo se la velocità del sistema di
riferimento in esame è inferiore al valore di c: nel
caso di velocità superiori, le equazioni che legano massa ed energia
perdono di significato.
<<Dopo
l’introduzione della relatività ristretta, si è molto speculato
sul fatto se sia possibile viaggiare più veloce della velocità
della luce o meno>> afferma Hill. <<Circa un anno
fa, gli esperimenti al CERN di Ginevra suggerirono che forse i
neutrini potrebbero muoversi poco più veloci della luce [ipotesi
poi smentita da verifiche seguenti, NdR]; a questo punto abbiamo
iniziato a pensare come affrontare tali problemi dal punto di vista
matematico>>, ha aggiunto. Hill e Cox hanno pertanto
elaborato nuove equazioni che completano quelle di Einstein, essendo
valide nel caso di velocità
comprese tra c e
l'infinito: in corrispondenza di c, si
ha una cosiddetta singolarità, una
brusca transizione tra un regime di moto superluminale e uno
subluminale, similmente a quanto avviene in presenza della barriera
del suono: prima che questa
venisse superata (nel 1947, da Charles Yeager a bordo di un
Bell XS-1), si speculava su cosa sarebbe successo oltrepassando
questo limite; <<Anche allora si discuteva su che cosa
sarebbe successo: tutto si sarebbe disintegrato? L'aeroplano si
sarebbe spezzato in due? Quando la velocità del suono fu superata
per la prima volta ci si rese conto che l'unico effetto era un grande
botto>>, spiegano i due matematici. Superare questa
“barriera di luce” potrebbe causare conseguenze difficilmente
immaginabili, ma non necessariamente catastrofiche: Hill suggerisce
ad esempio che entrando nell'universo-specchio superluminale lo
spazio e il tempo potrebbero scambiarsi.
Come detto, l'interesse
per questa teoria deriva dalla sua relativa semplicità: <<Il
nostro approccio è un’estensione logica e naturale della teoria
della relatività speciale di Einstein, e produce equazioni valide
senza aver bisogno di una fisica complicata>> spiega Hill.
Ovviamente, siamo ancora lontani dal solo poter
immaginare un sistema di trasporto più veloce della luce, come
quelli che si vedono nei film di fantascienza; <<Noi siamo
matematici, quindi abbiamo affrontato il problema da una prospettiva
matematica e teorica; il nostro lavoro non cerca di spiegare come
questo potrebbe essere realizzato [il moto superluminale, NdR],
dimostra solo come potrebbero funzionare le equazioni del moto in
tali regimi>> conclude Cox.
Articolo originale:
http://rspa.royalsocietypublishing.org/content/early/2012/09/25/rspa.2012.0340.full.pdf+html
Nessun commento:
Posta un commento